14 Gennaio 2011 Emanuele Bompan

Referendum Ambiente, stop politico da destra

Il caso Il Pdl boccia un emendamento che anticipava la consultazione sull’ambiente prima delle amministrative. è scontro sulla data
da Milano

Mentre in tutta Italia gli ambientalisti festeggiano per i referendum su acqua e nucleare approvati dalla consulta, a Milano arriva lo stop politico ai 5 referendum per ambiente.
Presentati con oltre 25mila firme, il voto su verde urbano, potenziamento di Ecopass, politiche per l’efficienza energetica e emissioni climalteranti, difesa della Darsena e del futuro parco di Expo, ora potrebbe avvenire ben dopo le elezioni. Il Pdl ha votato contro (23 a 22, assente il referendarista Montalbetti dell’API) un emendamento del bilancio di Milano che prevedeva che i cinque referendum sull’ambiente si tenessero prima delle elezioni comunali di primavera. Un voto che apre definitivamente la crisi tra il partito di Berlusconi e Futuro e Libertà, che fin dall’inizio aveva dato il supporto ai quesiti referendari. L’emendamento infatti era stato presentato dalla futurista Barbara Ciabò. Ma per il gruppo milanese del Popolo delle Libertà il referendum “non s’ha da fare”. «Possiamo benissimo tenerlo a giugno, successivamente alle elezioni amministrative», spiega a Terra Giulio Gallera, capogruppo del Pdl, «facendolo ora si ora servirebbe solo a introdurre tematiche ambientali del tutto generiche nella campagna elettorale. Inoltre si creerebbe troppa confusione per gli elettori ».

Ma il gruppo referendario non ci sta e dichiara battaglia legale. «Le regole sono regole», dice Marco Cappato, esponente dei Radicali. «Il comune ha l’obbligo di convocare il referendum entro i primi di maggio, se si voterà, come sembra, per le amministrative a metà dello stesso mese. Se il consiglio comunale blocca la consultazione si farà ricorso tramite il TAR». Quando lunedì si consegneranno le firme autenticate ci saranno 30 giorni per giudicare l’ammissibilità dei quesiti. Se il parere sarà positivo, il sindaco avrà dai 30 ai 70 giorni per svolgere il referendum. Legalmente il consiglio comunale non può impedire il referendum. Significherebbe che, di fatto, avrebbe potere di veto su ogni consultazione.
«Il voto contrario all’emendamento è soprattutto un segnale politico» spiega il verde Enrico Fedrighini. «Il comune e la Moratti non vogliono confrontarsi su questo tema». Secondo vari intervistati il centro destra, oltre ad aver inferto un duro colpo al FLI – «il terzo polo non conta nulla, anche se continueremo a lavorare insieme», ha affermato Gallera – vorrebbe evitare un tema su cui è sempre più debole e perde consensi, cercando di scindere elezioni amministrative dalla consultazione milanesi sul futuro ambientale della città. A cavalcare i temi ambientali sarebbe soprattutto Giuliano Pisapia che fin dalla sua discesa in campo non ha fatto segreto della sua agenda green, antitetica ai risultati pessimi del mandato di Letizia Moratti.
Per il gruppo dei referendari l’unica data utile rimane il sabato antecedente alla domenica delle amministrative (non si può farlo contestualmente). Per Fedrighini «facendo così si azzerano i costi del referendum e non si condiziona il voto amministrativo poiché i risultati non si saprebbero prima di lunedì e garantire effettiva partecipazione. Le altre soluzioni sono più costose o complicate».

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