Libro, Hachette (2013), 72 pp.

Bioarchitettura

Hachette, 2013 – 72 pp

Lo sviluppo sostenibile delle città e delle nazioni passa inevitabilmente da una riflessione sul nostro modello di abitare. Il termine “ecologia” deriva proprio da dal greco: οίκος, oikos, “casa” quindi anche “ambiente”; e si fonde con λόγος, logos, “discorso” o “studio”. La similitudine tra casa, ambiente, abitazione è quivi significativa ed illuminante. Significa la terra come nostra abitazione, e ci ricorda come gli elementi che la compongono interagiscono con essa e ne modificano l’equilibrio. Anzi ricorda Ugo Sasso, fondatore dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, l’unità di base è la stanza, ognuna con le sue specializzazioni costituisce l’abitazione, più abitazioni il condominio, la città il territorio e la terra. Come un organismo le relazioni sono più importanti dei singoli pezzi. Ripensare la singola abitazione come un organismo in rapporto con tutti gli altri elementi del territorio, antropici, culturali, ambientali, climatici.

La casa deve integrarsi nell’ambiente naturale, seguendo un unisono organico con la complessità tenendo conto degli impatti, come insegna uno dei primi progetti di Frank Lloyd Wright, la Casa sulla Cascata. L’abitare deve costituire un’interdipendenza con la comunità e le sue risorse, secondo un modello reticolare, con innumerevoli livelli di retroazione. Questa filosofia, nata con l’architettura organica ha avuto numerose declinazioni, dalla bioarchitettura, alla architettura passiva, passando per l’architettura sostenibile alla architettura ad impatto zero e post-carbon architecture. Spiega ancora Sasso: «molti vorrebbero un elenco di materiali. Legno, sughero, tecnologie dolci non energivore. In realtà accanto a questi dobbiamo mettere il il territorio, il progetto, la ricerca, la società, la storia. Non esistono ricette risolutive, soluzioni in grado di trasformare per incanto con materiali e tecnologie un bieco progetto di palazzone in un centro storico o una lottizzazione sulla costa in un modello esemplare di sviluppo sostenibile. È necessario invece più coscienza professionale che vuol dire investire sul pensiero progettuale, sul luogo sulla destinazione, portare a misura d’uomo ciò che all’uomo è destinato».