Il terremoto del 25 Aprile 2015. Fotoreportage per La Stampa
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Consegna di derrate alimentari. Ancora oggi 100mila persone non hanno accesso ai mercati o ai campi. Con l’arrivo dell’inverno questo rappresenta un elemento di potenziale rischio alimentare. Villagio Siridibas.
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Sono centinaia le comunità montane tagliate fuori a causa delle frane e degli smottamenti dei sentieri, gli unici accessi verso campi e mercati.
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Scuola di Philim, nel distretto di Ghorka. Gli alloggi degli studenti sono stati danneggiati ed ora vivono nelle tende
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Salil Gurung, circa 60 anni attende di ritirare il suo sacco da 30 kg di riso, dopo aver firmato con la sua impronta digitale. Da ottobre le consegne delle derrate d’emergenza sono limitate alle famiglie ed individui più bisognosi. Distretto di Siridibas.
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Le derrate vengono consegnate nei villaggi principali. Da li molti si caricano i sacchi sulle spalle per portarle alle proprie abitazioni, alcune lontane 2-3 giorni di cammino.
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Il World Food Program ha gestito la logistica dell’emergenza post-terremoto, movimentando 65mila metri cubi di derrate alimentare, tende e beni di prima necessità. Philim, distretto di Ghorka.
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Chautara, demolizione di abitazione residenziale.
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Per tanti le tende sono l’unico rifugio, non avendo risorse per ricostruire le proprie abitazioni. Sebbene la ricostruzione nei villaggi proceda spedita (in molti casi tutti i detriti sono stati completamente rimossi), i più poveri dovranno affrontare l’inverno in tenda o spostarsi in città
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Sukute, distretto di Sindhupalchowk, una delle zone colpite dal secondo sisma. Molte famiglie stanno lavorando per ricostruire le proprie abitazioni, ora che è finita la stagione delle piogge.
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Campo sfollati di Chautara. Il numero degli abitanti è in calo. Qua operano la gran parte delle ONG internazionali come Oxfam.
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Campo sfollati di Chautara, distretto di Sindhupalchowk. Nirjana Shrestha 24 anni culla il figlio. La sua casa, dove vivevano tredici persone è stata distrutta. Hanno vissuto in quaranta sotto un telo di plastica per alcune settimane. «Ora tempo l’inverno per mio figlio», nato poco dopo il primo terremoto.
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I proprietari dell’abitazione e partenti assistono agli scavi nella speranza di rinvenire qualche oggetto sepolto sotto le macerie. Villaggio di Irkhu, distretto di Sindhupalchowk.
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Punya Gajurel, direttore della scuola di Melchour, distretto di Sindhupalchowk . «La scuola era stata finita da solo due anni. Oggi abbiamo 18 classi distrutte, 400 studenti che fanno lezione in tenda. L’epicentro del terremoto non è stato lontano da qua. Nessuno fortunatamente è rimasto ferito»
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Scuola di Melchour, resa completamente inagibile dal sisma. Il governo ha fornito tende e strutture per poter tenere le lezioni
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Casa Demolita, villaggio di Irkhu. Quattro persone sono morte sotto le rovine.
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Rovine del palazzo di Nuwakot, XVIII secolo. «Perdite come questa sono una ferita per l’identità nepalese e per il settore turistico», dice Dambar Mandari, albergatore dell’hotel Famous Farm, collocato nei pressi del palazzo.
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Donna fa offerta a una statua di Sri Ganesh, il dio Elefante, il Signore del buon auspicio.
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Mahadev Parvati Temple, tanti templi sono crollati, quelli rimasti sono tutti danneggiati. Molti edifici erano considerati tra le migliori opere d’arte Newari
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Templio dedicato a Shiva, Durbar Square. La cooperazione internazionale, inclusa quella italiana, investirà nei prossimi mesi nella ristrutturazione dei monumenti, un elemento fondamentale per l’industria turistica, la seconda per importanza nel paese.
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Venditore di souvenirs, Durbar Square , Katmandu. La vita continua, così il commercio. Foto di Emanuele Bompan
Nepal, dopo il terremoto Febbraio 13th, 2017Emanuele Bompan