14 Ottobre 2011 Emanuele Bompan

Metto a Dieta l’america

Metto a dieta l’america

di Emanuele Bompan

«Buongiorno!», saluta Rosa con vigore accogliendoci nella cucina di casa. Decorazioni ipercolorate e preziosi pezzi di artigianato creano un’atmosfera solare e mediterranea, tra mestoli e mattarelli. Deputata al congresso Usa da oltre 21 anni in rappresentanza del distretto di New Haven, Connecticut (65 per cento di preferenze nel 2010), Rosa DeLauro è meglio nota come la campionessa al Congresso americano nella lotta all’obesità (i “ciccioni” costano ai contribuenti 147 miliardi di dollari all’anno) e per la promozione della sicurezza alimentare, due piaghe in un Paese super ricco come gli Stati Uniti. Certo Michelle Obama ha fatto della campagna contro il grasso la sua crociata, sfruttando i riflettori offerti dalla sua posizione di First Lady. Ma Miss DeLauro si occupa di alimentazione da quando ha varcato per la prima volta le porte del Congresso, incessantemente, spesso lontano dai clamori mediatici.

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I suoi 68 anni ingannerebbero chiunque grazie all’incredibile energia che la contraddistingue. Di fiere origini italiane, famiglia della madre di Amalfi e padre di Scafati (Salerno), democratica liberal convinta e fashion victim (ha un’incredibile collezione di occhiali design), insieme alla potente Nancy Pelosi (altra italo-americana con cui condivide una solida amicizia) è una delle donne più importanti e più politicamente longeve del Congresso americano.

Afferra chiavi, fascicoli e borsa, perfettamente abbinata con il vestito firmato Missoni. «Sono le 8.30, dobbiamo affrettarci». Rosa sale sulla sua Chevrolet Traverse, niente auto blu, niente autista. «Di solito mi sveglio alle 4.30», racconta, mentre chiude la porta di casa. «Ma aspetto un paio di ore prima di tormentare al telefono i miei assistenti. Ora andiamo! — urla — ci aspetta un’intensa giornata a Capitol Hill».

«Il problema della sicurezza alimentare e dell’alimentazione non è una questione solo da Paesi in via di sviluppo», spiega poco dopo aver tenuto a mezza mattina un accorato discorso sull’emergenza alimentare nel Corno d’Africa. «In America un bambino su cinque non mangia a sufficienza. Mentre allo stesso tempo abbiamo un’enorme problema legato all’obesità e alla cattiva alimentazione che comporta non solo costi assurdi alla sanità, ma anche un aumento delle malattie croniche e della mortalità». Secondo vari studi, le generazioni più giovani avrebbero un’aspettativa di vita inferiore dei padri. Un dato che non ci si aspetta certo da una superpotenza mondiale. «La sicurezza del nostro cibo è minima, ogni anno 3mila persone muoiono per intossicazioni alimentari. Le nostre regole sono antiquate, vecchie di decenni». Da anni preme per una riforma legislativa sui controlli sul cibo e per la promozione di un’agricoltura sostenibile. «Nel programma di stimolo di Obama, nessuno voleva investire un soldo in sicurezza alimentare. Sono riuscita a stanziare 20 miliardi per migliorare la nostra alimentazione». Ma in molti continuano a metterle i bastoni tra le ruote, in supporto dell’agro-business che non vuole regole.

«Recentemente siamo riusciti a far passare il Food Safety Modernization Act, una legge per modernizzare i controlli sul cibo. Ora però vogliono tagliare i fondi. La Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia per il controllo sulla qualità alimentare, avrà il mandato per svolgere i controlli ma non le risorse economiche. Pazzo!», urla in italiano.

Qualche giorno dopo l’intervista il colosso alimentare Cargill ha ritirato dai mercati 16mila tonnellate di carne di tacchino contaminata da salmonella, dopo un morto e 76 persone intossicate. «Questo è un campanello d’allarme che dimostra che dobbiamo rinforzare i controlli della Fda e proteggere il nostro cibo», è stata la risposta della congresswoman alla stampa. Rosa è una stratega nata. Oltre che le varie battaglie legislative, supporta attivamente ogni tipo di campagna. La sua ultima idea è il Food Day per promuovere una dieta equilibrata, l’accesso al cibo fresco (un problema rilevante in America, patria del cibo industriale) e il sostegno ai produttori diretti. L’evento si terrà in centinaia di città tra circa un mese, il 24 ottobre.

A un certo punto s’infila dentro una porta. È la riunione di coordinamento del voto sull’innalzamento del debito Usa, tema che ha infiammato la politica americana negli ultimi mesi. «L’unico obiettivo della destra repubblicana è far fallire l’amministrazione Obama, non aiutare i cittadini. Sono troppo ideologici», commenta prima di entrare. Riemerge alle 11.23. Si precipita all’evento Saving Lives at Birth, sulle tecnologie mediche a basso costo per il parto nei Paesi in via di sviluppo. Starle dietro è letteralmente un inseguimento in taxi tra le vie di Washington e i corridoi di Capitol Hill.

Eppure Miss DeLauro è ancora fresca come una rosa. «Questo lavoro è una benedizione per me, è la mia energia. È incredibile il bene che il lavoro del Congresso può fare alla gente. Ritirarmi? Non ci penso nemmeno! Il mio obiettivo è fare il più possibile per poter garantire un modello di sanità per tutti, negli Usa e all’estero. Il voto sulla riforma della sanità è stato un grande successo, ma si può fare ancora di più».

Sarà l’esser sopravvissuta a un cancro alle ovaie (venticinque anni fa, quando perse quasi 50 chili) che la spinge a impiegare ogni briciola di energia per promuovere la salute pubblica dei cittadini. E i loro diritti. Rosa si professa cattolica, ma allo stesso tempo è favorevole all’aborto e ai matrimoni gay. «Credo che ogni coppia che si ami debba potersi sposare. Credo che ogni volta che neghiamo la piena partecipazione alla vita sociale ed economica della nostra nazione compromettiamo la nostra libertà. Per questo sostengo una legge che garantisca in Stati come il Connecticut, dove le coppie dello stesso sesso possono sposarsi legalmente, gli stessi identici diritti delle altre coppie».

L’orologio congressuale che annuncia le chiamate al voto segna le 14. Ora di pranzo. Rosa DeLauro, sebbene sia una campionessa di sicurezza alimentare, sembra si nutra d’aria. Non fa colazione e spesso ordina solo una zuppa a metà giornata, confessa la sua direttrice della comunicazione Kaelan Richards. Finalmente ci sediamo nel suo studio, pareti rosse e foto ovunque. I Kennedy, i nipotini, i viaggi in Afghanistan («Ho visto con i miei occhi il lavoro meraviglioso dei carabinieri italiani per addestrare la polizia»), la Costiera Amalfitana. La discussione finisce subito sulla politica: «È così differente il parlamento italiano, ottimo cibo e si possono bere alcolici! E poi da voi un governo può cadere per una manciata di voti. La politica Usa però sta diventando simile a quella italiana: sempre più polarizzata».

Una cosa unica in America sono invece i costi delle campagne elettorali e l’influenza delle lobby. Qui non ci sono finanziamenti statali ai partiti: «Devi essere tu a raccogliere i soldi per le tue elezioni. Sette, nove, anche dieci milioni di dollari ogni volta. Qui siamo sempre in modalità elettorale, un lavoro snervante che ruba tempo prezioso. E poi i lobbisti sono ovunque», continua mentre si alza per andare alla Camera per il voto. «Ricordo quando votammo la legge sulle prescrizioni mediche, per 435 membri della Camera ci saranno stati 600 lobbisti del settore farmaceutico a fare pressione».

L’appuntamento al ristorante italiano Tosca, uno dei suoi preferiti, è fissato per le 21. Ma lei si attarda per l’ultimo voto. Almeno cena, congresswoman DeLauro? «Ma io adoro il cibo e adoro cucinare», ribatte. La sua cucina tradizionale napoletana è famosissima tra i democratici di Washington che fanno a gara per partecipare alle sue cene. Tra gli aficionados, Rahm Emanuel, sindaco di Chicago ed ex Chief of Staff di Barack Obama. Secondo alcuni suoi conoscenti spende anche l’intera notte a cucinare per sorprendere gli ospiti. «Ho imparato da mia madre — racconta lei — che mi spiegava le ricette in dialetto napoletano. Cucinare è l’unico modo per rilassarmi».

Pensate che certa gente, invece, per riposarsi, deve dormire… L’alba si avvicina a Washington. Goodnight, Miss de Lauro.

 

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