27 Maggio 2012 Emanuele Bompan

Elezioni Egitto

Dal Cairo
”Oggi è un grande giorno per la democrazia e per l’Egitto. Non avevamo vere elezioni presidenziali dai tempi dei Faraoni”, racconta Salah M, 26 anni. Si definisce uno di quelli di Tahrir Square e porta sulle spalle una bandiera della sua nazione. Ha appena finito di votare ed ora passerà la notte in questa piazza divenuta simbolo della rivoluzione egiziana.

MARCO LONGARI/AFP/GettyImages

Tahrir è tranquilla, ci sono più fotografi e curiosi che persone venute qua per protestare. Le elezioni sono filate senza incidenti rilevanti, un grande successo secondo molti esperti. ”Lo ha detto anche Hillary Clinton: sono elezioni storiche!”, esclama Salah. Ora si attendono i risultati. Tanti giovani della rivoluzione che hanno votato per il moderato pan-arabista di sinistra Sabbahi, uno dei favoriti dei giovani della generazione twitter che ha scatenato la rivoluzione. I padri hanno optato per candidati più conservatori.

Tuttavia i papabili per lo scontro del secondo turno – una vittoria alla prima tornata sembra essere contraddetta da tutte le prime proiezioni – sembrerebbero essere Ahmed Shafiq, l’ultimo ex-Primo Ministro durante la caduta di Hosni Mubarak e Mohammed Mursi, della Fratellanza Musulmana, il partito musulmano fortemente represso dal regime passato. ”Uno rappresenta il vecchio establishment e l’altro l’islam conservatore, entrambi contrari ai valori riformatori della rivoluzione”», dice Lea Mansoor, spiega una giovane segretaria di Heliopolis in visita al suq Khan al-Khalil con un’amica americana.

Al momento è presto per avere un quadro preciso, dato che non si avranno risultati definitivi prima del 28 maggio. Gli exit poll alle ore 14 di oggi, venerdì 25 maggio, vedevano l’islamico Mursi con il 30.8 percento e l’uomo dell’esercito Ahmed Shafiq con il 22.3 percento. Il democratico Sabbahi segue con circa il 20. Pochi i voti per l’ex presidente della Lega Araba Amr Moussa, vicino in passato a Mubarak, che ha perso posizioni con il ritorno in gara di Shafiq.

Al secondo turno, che si terrà il prossimo 16 giugno, l’alleanza tra islamisti e candidati liberali (con Sabbahi) potrebbe sconfiggere facilmente le forza vicine all’establishment militare.Ma per avere un quadro migliore bisogna attendere lunedì.

Per il momento la gente nelle piazze del centro si gusta la democrazia ritrovata. «Comunque vada il voto, è andato tutto liscio e questa sarà la volontà del popolo», racconta rafiq, mentre fuma da un narghilè nei pressi dell’Università al-Ahram. In tanti affollano i caffè nella pausa del venerdì. «è un bel giorno, sono contenta che ci sia anche la stampa straniera a raccontarlo», racconta una ragazza seduta al tavolo vicino. Il taxista che mi riporta all’Hilton hotel ride e alza i pollici lasciando il volante. Good, good, Democracy good!, mi dice con un inglese elementare.

Eppure c’è chi teme che la festa della democrazia possa durare poco. «L’esercito potrebbe non accettare la vittoria della fratellanza musulmana», mormora un ragazzo dalla lunga barba che preferisce non rilasciare il suo nome. Di opinione simile un altro giovane, Ahmad D., lavora vicino a Zamalek, la bellissima isola sul Nilo. «Ho votato Shafiq. Ma tante persone qua, sia liberal rivoluzionari che della Fratellanza Islamica potrebbero tornare ad occupare piazza Tahrir e non riconoscere Shafiq come Presidente d’Egitto. Il fair play di questa tornata elettorale potrebbe non ripetersi la prossima, lo confermano anche numerosi giornalisti locali incontrati nei vari centri stampa organizzati dai partiti in corsa.

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Manco la conferenza stampa dell’islamista Mursi per pochi attimi. Gentilmente concede un’intervista Dina Zakaria, la portavoce per i media stranieri del candidato della Fratellanza, quello che più fa preoccupare le ambascerie occidentali, anche per la sua vicinanza con i salafiti (che però lo appoggiano solo in parte).

”Crediamo di poter vincere queste elezioni”, spiega miss Zakaria. ”Sapremo lavorare per portare unità nel paese e una nuova crescita economica, anche basata si su valori religiosi, senza però limitare nessuno, includendo anche la minoranza cristiana (copta, nda) come qualsiasi governo democratico. Vogliamo un vero rinascimento dell’Egitto. Siamo pronti a cooperare con l’Italia per lo sviluppo economico: noi rispettiamo la vostra cultura, spero che voi rispetterete la nostra. In questo modo faremo buoni affari”. Il partito islamico guarda all’Europa, ma sopratutto all’Arabia Saudita pronta a finanziare un governo “verde” (colore dell’Islam) con svariati miliardi di dollari, e che ha contribuito sostanziosamente ai finanziamento della campagna elettorale di Mursi. «Noi ridaremo lustro all’economia del paese grazia anche all’Islamic Banking (dove per leggere del Corano è vietato richiedere interessi per un prestito). Abbiamo tutti visto il fallimento del sistema finanziario occidentale. Vogliamo contribuire con il diritto della Sharia”.

Nel quartier generale di Mursi dalle porte entrano ed escono ufficiali in attesa di dati, di conferme. L’aria è elettrica e densa di fumo: ognuno fuma in smaniosa attesa di notizie. Il primo annuncio arriva alle 23, due ore sole dopo la chiusura dei seggi. Nella sede stampa del partito, nei pressi del blindatissimo ministero degli interni c’è fretta di gridare vittoria, almeno per avere un vantaggio in caso di ballottaggio. Intorno strade del Cairo sono deserte e silenziose, nonostante sia giovedì sera (equivalente del nostro sabato): i cittadini sanno che bisogna attendere per risultati certi.

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Come tutti i giorni anche oggi all’alba, Sayyed Afefy, 28 anni, attende i turisti davanti alle piramidi a Giza. Un giro in cammello per 6 euro. Sul dito ha ancora l’inchiostro indelebile di chi ha votato. ”Ma il cammello non è nemmeno mio. Chiunque vinca deve ristabilire l’economia e riportare il turismo. Tu sei il primo straniero per cui lavoro da mesi. Io ho votato Shafiq, come tanta gente che lavora nell’esercito, nella polizia, ma anche nel turismo. Ho votato così perché una famiglia importante del villaggio lo supporta e perché saprà ridare lustro all’economia”. Mi offre un thè, mentre la sfinge rimane sullo sfondo. ”Noi abbiamo bisogno di qualcuno che dialoghi con USA, Cina Europa ed anche Israele, se vogliamo ridare linfa all’economia. Io voglio comprare un cavallo, investire e poi magiare una piccola attività, come un caffè”. Se vince Mursi? ”Se il popolo a ha scelto il partito della Fratellanza Islamica va bene così. È la democrazia. Che facciano il loro lavoro e tra 4 anni scompariranno. Prima c’era solo e sempre Mubarak e la repressione”.

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