28 Marzo 2011 Emanuele Bompan

Accuse alla Banca Mondiale. Un fallimento la lotta alla CO2

Da Washington D.C.

Si è chiuso in Vietnam, l’ottavo meeting del Forest Carbon Partnership Facility, partenariato internazionale lanciato dalla Banca Mondiale per la riduzione delle emissioni attraverso la conservazione delle foreste, la loro gestione sostenibile e implementazione come contenitori di Co2 e il controllo sulla deforestazione. Lanciato nel 2008, è uno dei meccanismi previsti dall’Onu per mitigare il riscaldamento globale, e prende spunto da un programma delle Nazioni Unite per le foreste nei paesi in via di sviluppo noto come Redd (Programme on Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation).

La missione del partenariato Fcpf può essere così sintetizzata: se uno Stato non taglia le foreste che servono a catturare CO2 e le preserva, evitando l’estensione delle monoculture nei polmoni verdi della Terra, in cambio riceve un compenso monetario attraverso il mercato dei certificati verdi stabiliti dal Protocollo di Kyoto. Al partenariato hanno aderito 37 paesi, 15 dei quali hanno già presentato progetti per implementare la lotta alla deforestazione e ri-forestazione.

Ad oggi la Banca Mondiale ha versato 345 milioni di dollari, sia per la fase preparatoria che per la creazione di un Carbon Fund, un fondo economico per scambiare i certificati dei tagli delle emissioni. Il Carbon Fund dovrebbe diventare operativo quest’anno e con i soldi dei proventi i Paesi in via di Sviluppo saranno in grado di ripagare le perdite economiche legate alla conservazione delle foreste e finanziare programmi di riforestazione. In sostanza chi limiterà il taglio degli alberi, preserverà le foreste e eviterà l’estensione delle monoculture nelle aree delle foreste pluviali, contribuendo a catturare il peggiore dei gas climalteranti, la CO2, potrà essere compensato economicamente.

Durante la conferenza in Vietnam, dove si è proseguito con il lavoro di revisione sul Fcpe, sono però emerse numerose critiche nei confronti della Banca Mondiale e del partenariato. L’associazione ambientalista per la difesa delle foreste Fern insieme al network Forest Peoples Programme, ha presentato un’analisi della Forest Carbon Partnership Facilty, dal titolo Smoke and Mirrors, dalla quale emergerebbe che la Banca Mondiale non avrebbe rispettato i diritti dei popoli indigeni, accusando piuttosto le popolazioni locali per i danni alle foreste senza adeguate giustificazioni, e avrebbe creato una serie di linee guida che annacquerebbero politiche di salvaguardia esistenti e ridurrebbero gli standard minimi per approvare le proposte dei singoli stati.

Insomma il partenariato sulle foreste per eliminare la Co2 sarebbe un fallimento. L’ufficio responsabile della Banca Mondiale, contattato da Terra per avere chiarimenti sul rapporto, ha inviato una lunga risposta alle accuse del rapporto degli ambientalisti del Fern. «È spiacevole che gli autori non abbiano discusso con noi prima di pubblicare il report (Smoke and Mirrors, nda)- , si legge nella lettera – poiché avremmo potuto chiarire vari errori in esso contenuti». Uno delle principali debolezze del rapporto, secondo gli esperti della Banca è che «nel 2009 è stato deciso che i singoli Stati avrebbero dovuto presentare non dei piani, ma delle proposte di preparazione sulla messa in atto di strategie di lotta nel quadro del Fcpf, per enfatizzare il carattere preliminare di questi documenti».

Inoltre la Banca Mondiale, che negli ultimi anni ha migliorato il suo atteggiamento nei confronti dell’ambiente, continuando però ad appoggiare progetti di sviluppo altamente inquinanti, sostiene di garantire che i principi adottati tutelano l’ambiente e le società coinvolte contro gli effetti potenzialmente negativi di questi programmi di lotta alla deforestazione, che in molti casi possono comportare un indebolimento di alcuni settori economici, o se applicati rigidamente possono limitare alle popolazioni indigene l’accesso alle risorse della foresta. Per l’organizzazione ambientalista Fern, il partenariato Fcpf, che dovrebbe tutelare attraverso meccanismi finanziari le foreste, «sta creando un mercato globale in crediti di CO2 nonostante i dubbi legati ai rischi di questi meccanismi e i recenti fallimenti del mercato delle emissioni in generale».

Secondo il Fern serve piuttosto concentrarsi sul un sistema efficace di governance delle foreste, di gestione dei conflitti legati all’usufrutto delle risorse forestali, che nel quadro attuale del Fcpf sarebbero particolarmente deboli. Ma per la Banca Mondiale il partenariato rimane una soluzione efficace da portare avanti. In ogni caso quello proposto dal Fcpf rimane un meccanismo complesso, su cui non è facile verificare l’implementazione Stato per Stato, come è altrettanto difficile imporre regole ferree a Paesi che lentamente si avviano verso uno sviluppo economico.

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